L'alleanza terapeutica

Medici ed infermieri che si occupano di un malato hanno sempre a che fare con i familiari e pertanto, lo diciamo con chiarezza, dovrebbero creare e mantenere vivo il rapporto terapeutico tra curante e famigliari, fino al limite del possibile.

Basta incolpare i familiari

Alcuni operatori cercando di accattivarsi la simpatia del paziente, assecondando tutti i suoi desideri e mettendolo persino contro  i familiari, non avessero questi abbastanza problemi da risolvere, persino riferendo  inopportunamente opinioni espresse nei colloqui terapeutici.

Si tratta di comportamenti deprecabili perchè continuano ad incolpare ingiustamente i familiari. Non possiamo più accettare che al giorno d'oggi alcuni operatori queste assurde teorie, scientificamente disattese e ampiamente sconfessate.

Cosa fare? 

Il quadro non è confortante perché i familiari si trovano stretti tra la morsa degli operatori insensibili e la mancanza di risorse causa la precarietà di personale e strutture.

Se non trovi risposte adeguate devi attivarti per modificare alcuni comportamenti inaccettabili mantenuti da alcuni operatori o politici. Se resti inattivo le cose non cambieranno mai, anzi, il tuo silenzio farà sì che chi non fa il suo dovere continui a creare malasanità.

Il ruolo dei familiari: essere supervisori

Scegliere un terapeuta o rivolgersi ad un Centro significa valutare le competenze degli operatori, il transfert tra medico e paziente e comunque non identificare il medico come qualcosa di onnipotente e risolutivo al quale affidare ciecamente il benessere della famiglia e la responsabilità del trattamento.

I familiari dovrebbero controllare l'efficacia dei trattamenti e la loro continuità nel tempo, dopo aver scelto il terapeuta di fiducia o aver affidato il proprio congiunto a un Centro di Salute Mentale.

Attraverso alcuni colloqui è possibile ricavare informazioni preziose sulle quali effettuare alcune considerazioni ed eventualmente, nel caso i risultati non siano soddisfacenti, cambiare terapeuta:

  • gli operatori hanno informato la famiglia su un piano chiaro circa i risultati ottenibili e i tempi necessari?
  • è stato predisposto un piano con dei tempi certi per il recupero?
  • sono stati raggiunti i risultati sperati nei tempi previsti?
  • ci sono state delle promesse illusorie?
  • il congiunto segue le cure o le rifiuta?
  • I medici hanno attuato tecniche di pressione psicologica affinchè il paziente continui le cure o trattamenti riabilitativi psicosociali?

La responsabilità dei trattamenti spetta agli operatori del settore ma la responsabilità della supervisione spetta ai familiari.

Intendiamo sottolineare questa importante funzione perchè abbiamo notato che molti di essi trascinano il paziente indefinitamente nel tempo spesso facendosi illudere dall'operatore di turno, al quale danno piena fiducia "perchè è simpatico", "perchè è disponibile" e via così, senza valutare attentamente tutti gli eventi nel tempo ed i risultati ottenuti.

I familiari sono cittadini con pieno diritto

Noi familiari paghiamo le tasse e se le strutture pubbliche non funzionano, pur in presenza di personale adeguato, dobbiamo pretendere questo importante diritto e criticare i modelli di cura e trattamento qualora siano sufficienti se non addirittura sbagliati.

La critica che deve essere costruttiva va fatta con la conoscenza; gli esponenti delle associazioni di familiari dovrebbero tenersi molto informati soprattutto sui modelli riabilitativi e terapeutici attivati con successo all'estero, per farsi un'idea di come potrebbe mutare la presa in carico del paziente.