Napoli: intervista a un operatore sociale

Agli stessi quesiti posti ai familiari di Napoli risponde qui un operatore sociale, Grazie ad una segnalazione di un operatore

 

Nei servizi di diagnosi e cura si pratica la contenzione fisica e/o altri sistemi coercitivi?

Pur non avendo assistito direttamente ad episodi di questo tipo, in qualità di operatore sociale e collaboratore per il quotidiano " Roma ", nell' ambito di interviste mi sono stati raccontati episodi di coercizione fiscica nei confronti di pazienti.

Sono sufficenti le strutture residenziali o semiresidenziali per i percorsi riabilitativi/emancipativi?

Secondo me le strutture residenziali esistenti non sono sufficienti perchè la struttura solitamente è assente, zoonisticamente inadatta ad accogliere un certo numero di pazienti, e spesso manca il modo di organizzare laboratori e diverse attività di reale svago e aggregazione. Quindi, per certi versi si finisce per riproporre istituzioni spersonalizzanti e totalizzanti.

E’ gantita l'assistenza domiciliare e il sostegno alle famiglie?

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Esistono situazioni pubbliche o private da denunciare per le condizioni di degrado e violazione dei diritti delle persone sofferenti mentali?

Esistono situazioni pubbliche da denunciare, anche all' interno di case di cura, dove i soggetti finiscono per languire, invece di vivere. Lasciano a desiderare anche le condizioni igienico sanitarie. E sicuramente certe strutture non assolvono al loro ruolo se le persone vengono scoperte a frugare nei cassonetti in strada in stato di totale spaesamento..

Esiste la volontà politica, locale, di cambiare questo stato di cose?

Per quanto riguarda la volontà politica di cambiare questo stato di cose penso che in un contesto in cui già le risorse sono scarse, decidere di destinare al raggiungimento di alcuni obiettivi, per forza di cose, significa sottrarle ad altri. Ma sembra che tutti gli obiettivi di integrazione sociale vengano sistematicamente "snobbati"... per loro non c'è mai spazio o fondi.