La psicoanalisi

Freud, il padre ed "inventore"
della psicoanalisi

Si sente spesso parlare di psicoanalisi e ancor più spesso in qualche film americano sfugge la frase vai da uno strizzacervelli

Freud, il padre della psicoanalisi

Sigmund Freud segna la rivoluzione del 900 e completa la declamazione dell’uomo facendo emergere in esso una natura limitata. La vera natura dell’uomo è l’irrazionalità, l’inconscio.

Ebreo di Vienna, dopo l’annessione alla Germania, fugge in Inghilterra. E’ medico un medico specializzato in neuropsichiatria e dà origine alla psicoanalisi, che però, nonostante il suo impegno, non venne accetta come scienza. Inizia come neuropsichiatra, accanto al prof. Breuer studiando l’isteria. Il primo studio fu il “Caso di Anna O.”.

Prima delle innovazioni apportate da Freud, l’isteria veniva studiata somministrando al paziente dei psicofarmaci che inducevano il sonno; nel sonno si facevano della domande e il paziente inconsciamente rispondeva. Quando però finiva l’effetto del farmaco, il malato i ritrovava nelle stesse condizioni di partenza.

Freud capì che i farmaci non erano una cura adeguata, infatti per curare il problema psichico dell’ammalato bisognava scavare alla radice, attraverso i sogni o l’ipnosi. All’ammalato da sveglio venivano poste delle domande a cui lui rispondeva facendo delle associazioni libere.

Da ciò Freud capì che la psiche umana ha delle zone nascoste che devono essere scoperte e fatte venire alla luce per poter capire il comportamento di ogni individuo.

La psicoanalisi non è tutto

Il "dopo Freud" ha visto sorgere una miriade di correnti di pensiero e scuole di psicoanalisi che nemmeno si contano ed il pensiero iniziale si è così frammentato; non sono mancati accesi scontri tra gli psicoanalisti.

Le teorie introdotte da Freud spiegano almeno in parte i comportamenti nevrotici ed offrono alcune soluzioni (ipnosi, psicoterapie, ecc.); non riescono a fornire risposte certe sui disturbi mentali più gravi come ad esempio la schizofrenia.

Dalla psicoanalisi all'antipsichiatria - Possiamo affermare che da alcune scuole psicoanalitiche ad un certo punto  negli anni '70 alcuni psichiatri o meglio antipsichiatri hanno teorizzato sulla natura delle malattie mentali incolpando la famiglia d'essere il crogiolo della malattia mentale; questo è stato un errore gravissimo tutt'ora sconfessato dalle ricerche sulla salute mentale.

Il movimento antipsichiatrico, politicizzato ed estremizzato, si battè per la giusta chiusura dei manicomi senza però fornire risposte giuste ed adeguate nè aver definito il set di strutture e modelli per agire sul paziente e curarlo correttamente nel territorio.

Non c'è solo la psicanalisi: il modello cognitivo-comportamentale

La psicoanalisi è appannaggio e "Moda" europea; se aprite un giornale, sfogliate un quotidiano si parla quasi sempre di psicoanalisi. Negli Stati Uniti già da molti anni si sono sviluppate diverse scuole di pensiero, come quelle che si rifanno alla terapia dialettica o a terapie cognitivo-comportamentali.

Queste scuole partono da approcci totalmente opposti rispetto la psicoanalisi. Quest'ultima trova una interpretazione del disturbo in eventi accaduti in tenera età e porta il paziente (ad esempio attraverso l'ipnosi) a rievocarli attraverso numerose sedute psicoterapiche.

Le scuole cognitivo-comportamentali invece fanno un lavoro diverso, ovvero partono dall'idea di fornire cognizioni utili e modificare i comportamenti sbagliati attraverso metodi psicoterapici differenti. 

Cosa fanno invece le famiglie

Normalmente non si informano e ricorrono al primo esperto che trovano sul loro cammino. Non chiedono nè si informano sul modello adottato, sui risultati che si possono ottenere.

Sono prese dal senso di disperazione, non ragionano più e, in casi estremi, rifiutano l'idea della malattia mentale, se la prendono con tutti fino a rivolgersi ai maghi, pranoterapeuti ed altri soggetti poco raccomandabili che finiscono per dilapidare interi patrimoni.

Scegliere un buon terapeuta e conoscere i modelli

La libertà di scelta appartiene al paziente e/o loro familiari informati. Non ci vogliamo qui dilungare sui modelli psicoterapici (anche perché ce ne sono moltissimi e diversi) ma sul fatto che chi si sottopone alle cure ha pieno diritto ad essere informato:

  • sul modello di cura: è psicoanalitico, cognitivo-comportamentale, prevalentemente farmacologico?
  • sulla durata del trattamento, infatti è noto che diversi operatori "tirano il paziente per le lunghe" senza raggiungere risultati e solo per avere un introito settimanale sicuro dalle loro sedute...
  • sul piano per esso predisposto: quante sedute dovrò effettuare?
  • Quali sono i risultati che saranno raggiunti nel tempo stabilito?
  • Sono stati prescritti anche dei farmaci?

La triste realtà del settore pubblico - Una doverosa considerazione va fatta per quanto riguarda il settore pubblico, nel quale la psicoterapia è stata completamente abolita e sostituita esclusivamente dalla riabilitazione sociale, ignorando di fatto i progressi e risultati ottenuti invece all'estero oppure dai medici privati.

Questo è un fatto di una certa gravità, se consideriamo che ogni cittadino ha diritto ad un tipo di cura idoneo per il grado e tipo di disturbo che lo affligge.

Importante nota per scegliere un  terapeuta non esitate a scaricare l'opuscolo della serie di auto aiuto  Come scegliere un buon terapeuta, distribuito gratuitamente dal nostro sito, che fornisce preziosi consigli in merito.