Sembra un ragazzo come tanti altri, gentile, affettuoso, mentre lavora. Nel laboratorio vengono accolti i pazienti ormai stabilizzati dei reparti 35, 36 e 37. Stabilizzati al punto da poter usare, appunto, un paio di forbici. Uno sta cesellando una bestia feroce, doo aver dipinto un Prometeo.
L'altro si dedica alla rilegatura. Véronique, l'ergoterapeuta, passa a dare un'occhiata "Non mi interessa tanto scavare nel loro delirio, quanto rendermi conto se, nonostante tutto, sono ancora in grado di rimettere insieme idee andate in frantumi. Spesso appena arrivati tendono a svalorizzarsi, a sminuirsi. "Ho fatto solo cose orribili" mi ha confessato Fabrice. Adesso, come gli altri, ha fatto passi da gigante". Uno psicotico ha espresso l'angoscia modellando un autoritratto che si riduceva a una bocca spalancata. Una infanticida ha disegnato una casa, paradiso perduto.
Attenti alle "altruiste"
Una categoria particolare, che turba gran parte del personale medico e paramedico è proprio quella delle donne infanticide. La maggioranza viene ritenuta responsabile delle proprie azioni, eppure finisce all'Umd. "Il delitto è compiuto spesso sotto l'effetto di gravi forme di schizofrenia o depressione", spiega a dottoressa Sophie Christophe. "Molte donne affette da malinconia, le cosiddette 'fusionali' sono convinte di essere pessime madri, incapaci di dare amore, e ritengono che l'unica via d'uscita sia liberare il bambino dalla sofferenza, per poi uccidersi a propria volta. Li chiamiamo "suicidi altruisti". Il nostro lavoro consiste nel convincere le pazienti ad ammettere le proprie azioni e la propria colpa".
"Una volta era un reparto di massima sicurezza, questo", sorride Bernard, un infermiere. "I pazienti restavano 15, 20 anni". Erano altri tempi. Questi pensionati della follia ammuffivano al riparo dal tempo e dall'oblio. Prima l'Umd acccoglieva perlopiù psicopatici e caratteriali gravi, che adesso vengono spediti in prigione, e pochissimo psicotici, che invece rappresentano oggi la grande maggioranza. "Gli altri reparti non riescono più a tenere questi pazienti sotto controllo così finiscono da noi" spiega Bernard con un sospiro. "L'Umd rappresenta un po' il fallimento della psichiatria".
Malattia mentale significa ancora vergogna e paura. Spiega Roxane Serviére, psicologa, che organizza gruppi di ascolto per le famiglie dei pazienti: "nessuna classe socialepuò dirsi immune anche se qui ci sono molti figli dell'immigrazione. Cedrchiamo di asostenere soprattutto le madri, spesso sconvolte". Non osano confessare di avere un figlio all'Umd, si sentono stigmatizzate. E soprattutto hanno paura. Paura di quando il parente uscirà.
E' duro il momento dell'uscita. Di fatto si tratta di un ritrasferimento n elal struttura di origine, obbigata a riaccogliere il paziente o detenuto. La decisione viene presentata al prefetto, non dai medici curanti ma da un organismo indipendente composto da psichiatri: si chiama Commissione du suivi médical ("Commissione di follow-up medico"), è stata creata nel 1986 e si riunisce una volta al mese per esaminare i pazienti. Dice Jean-Claude Candé, presidente della commissione: "I nostri criteri? Anzitutto analizziamo una serie di sintomi: violenza, agitazione, rifiuto delle cure e così via. Certo a volte la decisione ci pone problemi di ordine morale, in caso il paziente abbia commesso atti molto gravi.
Non sarebbe il caso, come accade in Canada, di vincolare l'uscita a un programma obbligatorio di cure?
Cita un uomo colpevole di quattro omicidi uscito da alcuni anni. "Non sappiamo neppure se viene tenuto ancora sotto controllo".
Forte e debole scienza
L'avvicendarsi dei pazienti (ogni anno dall'Umd ne passa più di un centinaio) assegna una responsabilità pesante alla Commissione. Candé scuote la testa: "C'é chi esce mediamente stabilizzato e altri che ritornano qui. Quanti? Non esistono statistiche. Ma le ricadute criminali sono molto rare. In nove anni ho visto solo una recidività omicida".
Molti si augurano che, alle Umd possano presto crescere i letti. Christian Kottler si inalbera: "Bisogna invece aumentare il personale perchè lavoriamo al limite. Fra esclusione dei malati e assistenza, la società ha sempre sofferto di una sorta di duplicità. Moltiplicare le Umd sarebbe come tornare indietro nel tempo, cautelare il sistema dalle sue peccche".
Perché l'Unità per i malati difficili, con il personale blindato e di umore nero è il segno più eclatante della debolezza della psichiatria e della sua forza: non si possono guarire i più pazzi fra i pazzi, ma ci saranno sempre persone pronte ad accompagnarli.
© Copyright L'Express/Volpe - Fotografie dell'ag. Editing/Grazia Neri