"Un aspetto cruciale spesso sottovalutato è la mancanza di una presa in carico adeguata del paziente. Molte aggressioni non sono espressione di un’intenzionalità violenta, ma piuttosto il risultato di un contesto di abbandono e di mancanza di cure idonee" - afferma Lo Presti Cosimo, presidente FISAM - "Quando i pazienti non ricevono il supporto necessario, possono trovarsi in situazioni di disagio estremo, in cui emozioni come paura, rabbia o frustrazione prendono il sopravvento, manifestandosi in comportamenti aggressivi."
Questo problema è spesso aggravato dalla carenza di risorse nel sistema di salute mentale. In molte regioni, i servizi territoriali non sono sufficientemente strutturati per seguire i pazienti con continuità, lasciandoli spesso senza un punto di riferimento stabile.La conquista per i diritti dei malati, sancita dalla legge 180, non è stata accompagnata da un potenziamento adeguato dei servizi alternativi. Molti pazienti si trovano a vivere una condizione di solitudine e marginalità, priva di interventi terapeutici regolari e personalizzati.
Inoltre, la formazione del personale sanitario è un altro nodo critico. Spesso gli operatori non ricevono una preparazione specifica per affrontare situazioni di crisi in ambito psichiatrico, lasciandoli impreparati a gestire episodi di aggressività. Questa mancanza di strumenti adeguati non solo mette a rischio la loro sicurezza, ma può anche peggiorare lo stato del paziente, creando un circolo vizioso di tensione e incomprensione.
Per ridurre le aggressioni, è essenziale adottare un approccio sistemico che metta al centro il paziente e le sue esigenze.
1. Rafforzare i servizi territoriali: Creare reti di supporto che garantiscano un’assistenza continua e personalizzata, evitando che i pazienti vengano lasciati soli a gestire le proprie difficoltà.
2. Investire nella formazione: Fornire al personale sanitario strumenti pratici e conoscenze approfondite per affrontare situazioni di emergenza psichiatrica, riducendo il rischio di escalation.
3. Promuovere l'inclusione sociale: Contrastare la stigmatizzazione dei disturbi mentali, favorendo politiche di integrazione che riducano il senso di isolamento e abbandono.
4. Monitorare e prevenire: Implementare programmi di prevenzione che identifichino precocemente segnali di disagio nei pazienti, intervenendo prima che si verifichino episodi critici.
"Comprendere che le aggressioni non sono semplicemente atti di violenza," - conclude Lo Presti Cosimo - "ma il sintomo di un sistema che spesso non riesce a rispondere alle esigenze dei più fragili, è un primo passo per costruire un modello di salute mentale più umano ed efficace."
Solo attraverso un impegno collettivo possiamo garantire sicurezza e dignità, sia per il personale sanitario sia per i pazienti.