“Questo fenomeno si manifesta in contesti dove il personale sanitario o di sorveglianza è sottoposto a pressioni e carenze di risorse” afferma Cosimo Lo Presti presidente FISAM (Unione Nazionale Associazioni Italiane per la Salute Mentale – o.n.l.u.s.) “Tuttavia, la sedazione impropria è inaccettabile su tutti i fronti. L'uso di sedativi dovrebbe essere riservato esclusivamente a trattamenti medici e psichiatrici appropriati, evitando che diventi uno strumento per controllare comportamenti difficili o ridurre il carico di lavoro degli operatori”.
La sedazione impropria si verifica quando i farmaci vengono utilizzati per:
• Controllare comportamenti ritenuti disturbanti, anziché trattare una condizione clinica.
• Mantenere un ambiente calmo, sacrificando i diritti del paziente.
• Ridurre il lavoro del personale, anziché fornire cure adeguate e personalizzate.
Questa pratica è una violazione dei diritti umani e degli standard etici, e può configurarsi come una forma di coercizione o abuso. Le comunità terapeutiche psichiatriche devono garantire cure rispettose, adottando trattamenti farmacologici solo quando strettamente necessario e in combinazione con interventi non farmacologici.
È essenziale che i trattamenti siano monitorati, documentando le ragioni cliniche e i risultati attesi. Il ricorso ai farmaci deve essere sempre una scelta ponderata, basata sulle necessità del paziente e non su motivazioni organizzative.
Nelle carceri, il ricorso alla sedazione impropria è una problematica ancor più complessa. La mancanza di personale qualificato, le risorse limitate e la difficoltà di gestione dei detenuti malati mentali spesso portano a un abuso di psicofarmaci.
I detenuti con malati psichici gravi, si stima in circa il 12% della popolazione carceraria, non dovrebbero trovarsi in carcere, ma in strutture residenziali specializzate come le REMS (Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza) o in strutture alternative. La sedazione eccessiva nei penitenziari può configurarsi come maltrattamento o tortura, violando le convenzioni internazionali sui diritti dei detenuti. Si stima che il 40% dei detenuti faccia uso di sedativi o ipnotici.
L'OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) ha già richiesto l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta per indagare sull'abuso di psicofarmaci e sedativi in carcere e nelle strutture residenziali. Questa indagine potrebbe far luce su pratiche inappropriate e contribuire a una riforma del sistema.
“È necessario garantire che le persone con disagio psichico ricevano cure adeguate” aggiunge Cosimo Lo Presti “e che i farmaci vengano utilizzati con responsabilità, rispettando la dignità di ogni individuo. La salute mentale non può essere gestita con scorciatoie farmacologiche, ma richiede attenzione, risorse e professionalità”.
Fonti:
• Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria (OSAPP) - Dichiarazioni pubbliche
• Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU)
• Report annuale del Garante Nazionale dei Diritti delle Persone Private della Libertà
• Ministero della Giustizia - Relazioni sulle condizioni delle carceri italiane
• Linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla salute mentale per il trattamento farmacologico e psicosociale della dipendenza da oppiacei (2021)
• Rapporto Antigone 2024
Sedazione impropria: un problema nascosto nelle Comunità Terapeutiche Psichiatriche e nelle Carceri
La sedazione impropria nelle comunità terapeutiche psichiatriche e nelle carceri è una questione delicata che merita attenzione e riflessione. L'abuso o l'uso non adeguato di farmaci sedativi per gestire i comportamenti dei pazienti solleva interrogativi etici, legali e clinici.