Il Fallimento della Legge 180: un'ombra sulla Psichiatria Italiana

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A più di quarantacinque anni dalla sua approvazione, la legge 180 del 1978, meglio conosciuta come "Legge Basaglia", continua a dividere l'opinione pubblica e il mondo accademico. Se da un lato rappresentò una rivoluzione nella tutela dei diritti dei malati psichiatrici, dall'altro il suo bilancio rimane controverso.

Franco Basaglia, psichiatra veneziano, si fece promotore di una riforma radicale che abolì i manicomi e introdusse il principio della cura in libertà. La legge 180 nacque con l'obiettivo di porre fine alle condizioni disumane in molte strutture manicomiali, restituendo dignità ai pazienti. La visione era chiara: sostituire l'istituzione manicomiale con una rete di servizi territoriali in grado di supportare i pazienti nel loro ambiente di vita quotidiana, grandioso!

Nonostante le intenzioni, la legge ha mostrato limiti evidenti. Il principale problema è stata la mancanza di un piano concreto per lo sviluppo di centri di salute mentale diffusi capillarmente sul territorio e un finanziamento adeguato. I fondi destinati alla creazione di queste strutture sono stati insufficienti o mal gestiti, lasciando molte regioni impreparate a far fronte alle nuove necessità sanitarie in ambito della cura delle malattie mentali.

“Uno degli effetti più gravi della riforma è stato l'abbandono di molti pazienti gravi,” afferma Cosimo  Lo Presti,  presidente FISAM (Unione Nazionale Associazioni Italiane per la Salute Mentale – o.n.l.u.s.)  “che, una volta chiuse le strutture manicomiali, si sono trovati senza un adeguato supporto. Alcuni di loro sono stati trasferiti in case di riposo o strutture non specializzate, altri hanno finito per vivere in condizioni di marginalità sociale, altri sono morti per abbandono, le morti bianche, i cosìdetti effetti collaterali. Il fenomeno dei "matti per strada" era diventato una realtà tristemente diffusa, a volte ancora esistente., altri sono finiti in carcere.”

La legge 180 prevedeva un coinvolgimento attivo del personale sanitario territoriale. Tuttavia, la formazione e l'assunzione di nuovi operatori non è mai stata sufficiente a coprire il fabbisogno. Di conseguenza, i servizi di salute mentale si sono trovati in difficoltà, con carichi di lavoro insostenibili e una scarsa capacità di presa in carico continua.
A distanza di decenni, il panorama della salute mentale in Italia si presenta frammentato. Alcune regioni hanno sviluppato modelli virtuosi, mentre altre arrancano, creando disuguaglianze evidenti nell'accesso alle cure. Questo divario territoriale ha contribuito ad alimentare la percezione di un sistema inefficace e disorganizzato.
Il dibattito sulla necessità di completare la legge 180 è più acceso che mai. 

Lo Presti chiede da decenni un aggiornamento  della legge che rafforzi i servizi territoriali,  aumentandone le risorse umane ed economiche, che promuova il collegamento e la collaborazione con tutti i servizi sociali, comunali e regionali, che introduca misure di supporto più efficaci per i pazienti più gravi e per i pazienti autori di reato. Una maggior attenzione ai familiari dei malati, con un supporto psicologico, sociale ed economico. La legge 180 ha segnato un punto di svolta nella storia della psichiatria, ma il cammino verso un sistema equo ed efficace appare ancora lungo e tortuoso. L'Italia si trova oggi di fronte a una sfida: mantenere viva l'eredità di Basaglia, senza dimenticare le lezioni apprese dagli errori del passato e del presente. E’ indispensabile rivedere la legge con una normativa che sani le inefficienze e le mancanze attuali.