Il Caso Menghetti: Dimissione di Pazienti Psichiatrici in Crisi

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Il tragico caso di Caryl Menghetti, accusata dell'omicidio del marito Diego Rota, ha suscitato dibattiti sulla gestione delle emergenze psichiatriche e sulle dimissioni di pazienti con sintomi gravi.

Le dichiarazioni dello psichiatra Massimo Clerici, pubblicate da Fanpage.it, sembrano minimizzare il problema, attribuendo la dimissione di Menghetti a una complessità di fattori che vanno dalla mancanza di posti letto alla capacità di occultare i sintomi da parte dei pazienti. Tuttavia,  mettere in discussione questa prospettiva è abbastanza semplice.

Secondo Cosimo Lo Presti presidente FISAM (Unione Nazionale Associazioni Italiane per la Salute Mentale – o.n.l.u.s.), "il riconoscimento di sintomi psicotici gravi, come allucinazioni e deliri, è una competenza di base per qualsiasi psichiatra. L'idea che un paziente possa facilmente nascondere questi sintomi durante una valutazione clinica è fuorviante. Esistono protocolli precisi per identificare segni di psicosi anche nei pazienti poco collaborativi".


Lo Presti  aggiunge che "la pratica di dimettere pazienti con sintomi psicotici acuti senza un piano terapeutico chiaro o senza monitoraggio è una negligenza, non una necessità. Se non ci sono posti letto, il paziente dovrebbe essere trasferito altrove, ma mai lasciato senza assistenza adeguata".


L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sottolinea l'importanza di garantire cure continue e un adeguato follow-up per i pazienti con diagnosi mentali gravi, al fine di assicurare la stabilizzazione del quadro clinico e ridurre i rischi associati alla dimissione prematura. 


Il dott. Massimo Clerici afferma che l'osservazione temporanea in pronto soccorso è spesso sufficiente per capire se si può stabilizzare il paziente con cure temporanee ad effetto quasi immediato. Tuttavia, la sedazione, se non accompagnata da un ricovero, rappresenta solo una misura tampone che non affronta le cause del sintomo. "Sedare un paziente senza un piano di follow-up significa esporlo a un rischio ancora maggiore al momento della dimissione", afferma sempre Cosimo Lo Presti. E’ generalmente riconosciuto nella comunità psichiatrica che la sedazione può essere utile per gestire sintomi acuti, ma non costituisce una soluzione definitiva. Un trattamento efficace dei disturbi psichiatrici richiede un approccio integrato che includa una valutazione approfondita, interventi terapeutici appropriati e, quando necessario, un ricovero adeguato per affrontare le cause sottostanti del disturbo. 


lo Presti continua: "Il caso di Menghetti non è isolato. In molte occasioni, pazienti psichiatrici gravi sono stati dimessi con una semplice prescrizione farmacologica, senza una rete di supporto territoriale. Questo non è accettabile e dimostra una falla nel sistema sanitario che deve essere affrontata con urgenza".


Il caso Menghetti evidenzia la necessità di una revisione delle pratiche di dimissione nei pronto soccorsi e nei reparti psichiatrici italiani. La formazione continua del personale sanitario, il potenziamento delle risorse ospedaliere e l'integrazione con i servizi di salute mentale territoriali sono fondamentali per evitare che tragedie simili si ripetano. La narrazione che riduce questi eventi a sfortunate coincidenze rischia di distogliere l'attenzione dalle vere cause sistemiche del problema.


Fonti:
    • Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Rapporto 2022 sulla salute mentale 
    • Garante Nazionale dei Diritti delle Persone Private della Libertà, Relazione annuale 2023 
    • Associazione Italiana di Psichiatria (AIP), Comunicati ufficiali 2023