L'argomento, spesso oggetto di dibattito, ruota attorno alla necessità di garantire ai pazienti affetti da gravi disturbi psichiatrici la stessa tutela e dignità riservata a chi soffre di malattie fisiche.
L'articolo 32 della Costituzione Italiana sancisce il diritto alla salute come fondamentale, e i sostenitori di questa linea ritengono che la malattia mentale non possa essere trattata alla stregua di un semplice di disagio sociale.
Psicosi, depressione e disturbi di personalità: non si tratta di semplici disturbi o banali disagi, ma di vere e proprie malattie che richiedono diagnosi e terapie appropriate.
"Semplificare l'approccio riducendo queste condizioni a termini come 'disagio' significa non riconoscerne la complessità e rischiare di escludere i pazienti dal circuito delle cure adeguate" – afferma Cosimo Lo Presti il presidente FISAM (Unione Nazionale Associazioni Italiane per la Salute Mentale – o.n.l.u.s.).
L'idea di spostare le competenze in ambito sociale viene vista con preoccupazione da molte associazioni di familiari e pazienti, che temono un indebolimento della rete di protezione e una riduzione delle risorse.
"Se la malattia mentale diventa una questione sociale, si rischia di perdere l'approccio clinico necessario per trattare le patologie più gravi" – avverte sempre Cosimo Lo Presti
La legge 833/78, che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale, stabilisce chiaramente che la salute mentale rientra tra le competenze della sanità pubblica, garantendo così continuità assistenziale e accesso alle cure per tutti i cittadini,
La malattia mentale non può essere marginalizzata. Riconoscerla come malattia a tutti gli effetti è il primo passo per garantire diritti, cure e dignità a chi ne soffre.