Per non dimenticare: drammatica lettera di una madre a DIOGENE - Antonio Lubrano, 9 febbraio 1989

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Pubblichiamo in forma anonima la lettera di una madre friulana, spedita alla trasmissione  DIOGENE  nel 1989, Emerge tutta la drammaticità dell'abbandono dei malati e loro  famiglie, ancora di attualità. Alla memoria di molte famiglie che hanno sofferto,  scomparse e dimenticate ieri come oggi. Per loro non si erigono monumenti al ricordo, come accade nel centenario di Basaglia.

Riceviamo da un socio e pubblichiamo


Oggi è una giornata buia e piovosa di questo dannato 2024, siccitoso e tempestoso, a giornate alterne, Verrebbe da dire che il "clima è impazzito" e forse lo è davvero, E oggi è anche la ricorrenza della Giornata Mondiale della Salute Mentale, una iniziativa connotata da aspetti positivi e altrettanti negativi,

Sono solo e rifletto, penso a lungo a come sono andate le cose nella mia vita. Mi chiedo quali sentimenti sto provando ora, una miscela indescrivibile di tristezza e rabbia e sotto sotto anche una sorta di tenue felicità nel vedere che, almeno una volta l'anno, i media si ricordano non tanto che i malati esistono ancora, quanto che c'e' bisogno e tanto di salute mentale. Nel contempo però si parla ben poco delle famiglie, che sono la colonna portante dell'assistenza. Loro proprio non esistono.

Tant'è che nel festoso carro della Salute Mentale, salgono tutti: associazioni che non si sono mai viste in prima linea, organizzazioni che hanno trattato i problemi marginalmente, venditori di fumo che sostengono che le mele fanno bene alla salute mentale e molti altri pronti a dire la loro pur  mettersi sotto la luce dei riflettori e poi dissolversi domattina come neve al sole. In altre città si coglie l'occasione per festeggiare non si sa bene cosa; la situazione è drammatica poi si inventano concerti e spettacoli come oggi ci fosse una sorta di enorme  Sagra Nazionale.

Altrettanto importante e corretto è tenere vivo il ricordo di quei vergognosi lager che si chiamavano ospedali psichiatrici, dove le persone subivano abusi di ogni genere, contenzione inappropriata e violenta, trattamenti disumani, Luoghi di contenzione e non di cura.. Tutto questo oggi nessuno lo vuole più, per primi noi familiari. Ma non c'e' solo questo.

In altri luoghi si coglie l'occasione per sensibilizzare i cittadini, giustamente,  e in poche realtà di parla come si deve della malattia mentale, che è ancora un tabù, meglio nasconderla sotto il termine di un disagio o disturbo e non spiegare cosa è veramente. 

Per contrastare lo stigma non si forniscono le giuste informazioni, basta attenuare, minimizzare e normalizzare tutti i problemi. Chissà cosa direbbe un lettore di questo articolo se, con un tumore al ginocchio, gli altri andassero in giro a parlare di disagio o disturbo,

Accendo la TV e a Rai3 la giornalista di un programma, dopo aver illustrato alcune iniziative più che altro ricreative, accenna alle famiglie e dice che "vanno trovate allora delle soluzioni per risolvere i problemi".. Oddio, dopo 45 anni di avvento rivoluzionario della legge 180 mancano ancora le soluzioni per risolvere questi gravi problemi ... qualcosa non va, Mancanza di idee? Di fantasia? Interventi sbagliati? Ognuno la pensi come vuole.

C'è chi batte cassa lamentando sottofinanziamenti; è verissimo anche la FISAM si batte da sempre per ottenere almeno il 5 per cento della spesa del budget per la salute mentale e arrivare pian piano al 10% come negli altri stati europei.  Se non ci sono i soldi non ci sono le cure, se non ci sono le cure lo psicotico si aggrava  e resta solo la famiglia a combattere e subire, come nel caso descritto in questa missiva del 1989.

E nonostante cospicui finanziamenti che senza dubbio aumenterebbero il livello di assistenza, ci sarebbero sempre dei malati che si  sottraggono alle cure, pesando sulle famiglie, perchè per legge  la libertà è terapeutica e il malato non ha l'obbligo di sottoporsi alle cure. Una persona psicotica che non assume psicofarmaci non è curata e  crea gravi problemi a sè e alla famiglia, pur non essendo pericolosa, ma va curata anche con modalità obbligatorie nel territorio, ovviamente dopo aver tentato di ottenere il consenso, altrimenti cronicizza nell'attesa di darlo. Modalità che in Italia non esistono proprio.

La gente comunque non può capire cosa significhi la sofferenza mentale. Si limita a osservare curiosa dalla finestra  una persona un po' strana, che gira per strada. Non sa minimamente cosa è nè conosce la sofferenza e stress continui  alla quale una famiglia è costantemente, quotidianamente  sottoposta, Questo argomento sarà trattato in un altro articolo.

Così va il mondo. Mi guardo attorno e in questa giornata uggiosa trovo la fotocopia di una lettera che pensavo d'aver dimenticato. Leggo bene i caratteri un po' sbiaditi, il senso si comprende ancora bene. Sono trascorsi molti anni;  mia madre inviò questa lettera al giornalista Antonio Lubrano implorando un aiuto. La lettera, ricopiata in digitale, va letta per bene, è la testimonianza di cosa è accaduto in quegli anni e che ancor oggi si ripete; è di grande attualità perchè le cose, per le persone gravi, sono cambiate poco. Queste persone schizofreniche non partecipano alle feste pro 180, non vanno in piazza a ballare, non fanno le famose camminate terapeutiche, utili solo per alcuni di essi e per affetti da patologie meno gravi.

Lei, mia madre, non parlava solo del figlio ma estendeva la richiesta a nome degli altri genitori, Non era un appello per risolvere il suo caso, l'aiuto era chiesto generosamente per tutti! Altri tempi: oggi ognuno si fa i fatti suoi e ha dimenticato cosa è la solidarietà..

Rileggendola mi sono commosso e versato inevitabilmente una lacrima;  ho pensato a tutte quelle famiglie che ancor oggi lamentano l'abbandono dei loro cari sul territorio, di quanti son destinati alla cronicizzazione, di quelli  che non hanno ottenuto risposte da medici psichiatri che non intervengono nè si danno da fare per il paziente, coperti nelle responsabilità dalle più fantasiose e libere interpretazioni della legge 180.

Allora come oggi, questa lettera non ha ancora ottenuto risposta.

 Dedicato a mia madre, scomparsa nel 2006


Testo della lettera (originali a fianco)

a DIOGENE
Antonio Lubrano
via Teulada 66
00195 ROMA

<omissis> provincia di Udine, 9 febbraio 1989

Caro Antonio Lubrano,

sono una signora di <omissis>  (provincia di Udine) e seguo ogni giorno Diogene, lo spazio che TG2 ha dato a Le alle ore 13.15.  Lei, caro Antonio Lubrano, cerca di curare le piaghe degli Italiano che non si asciugheranno mai e poi mai; c'è troppa ingiustizia, troppo marciume ed anche tanta indifferenza per quelli che sono ricchi e si strafregano di quelli che stanno male e soffrono.

Il mio problema è questo: ho mio figlio schizofrenico da ben 6 anni. I primi sintomi di questa malattia, la più terribile, si sono verificati alla fine del servizio militare (1982). All'inizio i medici parlavano solo di esaurimento nervoso (1) . Poi hanno cercato di minimizzare la malattia , quasi negandola (2) ed intanto mio figlio peggiorava di giorno in giorno .Ora sta male ma non ammette di essere ammalato e curato. Dobbiamo fargli assumere i farmaci di nascosto, con mille astuzie e non sempre ci riusciamo (3)

Per il momento non è violento anche se ha rotto qualche oggetto. Ma se non sarà seguito anche "contro la sua volontà" cosa sarà di lui. Il CIM, centro di Igiene Mentale, sta a qualche metro dalla nostra abitazione; lui si rifiuta di andare li, "Basta, non vogliamo restare più soli a combattere con la malattia mentale" (4)

Sono 13 mila le famiglie sfortunate che vivono nel Friuli Venezia Giulia a far sentire con determinazione la loro voce dopo anni di silenzio e di tragedie consumate all'interno delle mura domestiche, isolate dalla società. E desideriamo solo questo che vengano create strutture adeguate, ripristinate le assistenze sanitarie e sociali e la ricerca scientifica nel campo psichiatrico del tutto azzerata in Italia dalle leggi 180 e 833 con effetti tragici sulle condizioni dei malati di mente e dei loro famigliari.

Io l'ammiro egr. Antonio Lubrano e le lancio un S.O.S. come fa una nave in mare in pericolo. Ci aiuti, ci aiuti per favore, me e gli altri sfortunati come me, a discutere e a battersi per questa nostra causa. Lei ha un indice di gradimento d'ascolto di 7-8 milioni, ma mi chiedo chi sono questi che l'ascoltano? Casalinghe, pensionati come me, disoccupati, ecc. Non ci sarà un parlamentare sensibile a questi nostri problemi così seri? No, quelli non hanno tempo di pensare alle nostre tragedie psichiatriche anche perché se un loro congiunte fosse ammalato così (ndr. come il mio) lo spedirebbero subito oltre oceano e lo curerebbero.

Caro Antonio Lubrano, chi le scrive è una pensionata dell'INPS; mio marito è pure pensionato <omissis> e con queste due pensioni tiriamo avanti e manteniamo anche il mio sfortunato ragazzo. Qui a pochi metri  da noi c'è un Centro di Igiene Mentale; cosa può fare questo dottore se manca tutto (5) . Nella nostra zona (Bassa Friulana) dal 1978 dal 1989 non è stato fatto proprio niente, nulla eppure so che i milioni dalla Regione di (a) Trieste sono stati stanziati (6).

Io e mio marito, sessantaquattrenni, ci guardiamo negli occhi così tristi, e ci chiediamo a chi lasceremo questo ingombrante fardello un giorno quando non ci saremo più?

Ora le dico semplicemente che qualche parlamentare fosse sensibile ai nostri problemi, chissà quante porte si aprirebbero per noi. Signor Antonio ci aiuti io e tutti coloro sfortunati come me le saremo riconoscenti per quel po' di vita che avremo ancora.

La ringrazio e la saluto cordialmente.

Firma
<omissis>


Note:

(1) come noto in letteratura scientifica l'esaurimento nervoso non esiste e l'aver adoperato questo termine identifica la superficialità del medico e la disinformazione verso la famiglia

(2) il medico  ha persino sostenuto che il disagio (triste termine usato ancor oggi in luogo di una grave malattia) derivava dall'allontanamento della sorella dalla famiglia, che si era sposata

(3) così a suo tempo consigliò il medico che non sapeva cosa fare. Se il paziente si accorge i familiari possono correre grossi rischi, infatti lo schizofrenico è sospettoso e pensa che tutti possano avvelenarlo.

(4) allora come oggi la malattia mentale non veniva comuncata nè riconosciuta dai medici. il paziente ha ricevuto una diagnosi solo un paio di anni dopo, da un medico privato a pagamento e non dalla struttura pubblica, accompagnato lìm con uno stratagemma.,

(5) al tempo e per una dozzina d'anni il centro era costituito da 2 stanze, 1 medico e un paio di infermieri. Manca tutto significa che dopo l'avvento della legge 180, che poteva prevedere una attivazione graduale dei servizi territoriali, la famiglia e i malati gravi sono stati gettati allo sbaraglio. La legge 180 è rivoluzionaria  e il motto di allora per giustificare le malefattte, era: ogni rivoluzione vuole ii suoi morti. Plaudiamo Basaglia e successori per questa frase: i morti li hanno messi le famiglie, gli eroi sono i medici

(6) nota che a poca distanza, a Trieste, venivano dirottati tutti i finanziamenti per permettere di dimostrare che la legge 180 è infallibile. Con il risultato che dalle cronache locali si fantasticava di pazienti veleggianti in barca, che facevano Teatro e seguivano una marea di iniziative (dubbie ancor oggi)  che comportavano costi crescenti, mentre ii pazienti di questa zona non godevano  di alcun servizio


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