Il movimento in prima linea per la chiusura dei manicomi era quello dell'antipsichiatria, come si apprende dal nome, movimento contrapposto per idee, soluzioni e spiegazioni della malattia mentale diametralmente contrapposto alla psichiatria tradizionale.
Le idee dell'antipsichiatria sono ben note e sono state esposte in una lunga intervista a Franco Basaglia in un libro del 1978, intitolato "Psichiatria e Antipsichiatria". Il testo si fa quasi interamente alle teorie di tre antipsichiatri anglosassoni: Laing, Esterson e Cooper
La famiglia è il crogiolo della schizofrenia
Tra le teorie più deleterie circolate in quel periodo e in tempi successivi, e fino ai giorni nostri, sotto varie forme e aspetti, c'è quella del double-bind (doppio legame). Questa teoria sostiene che la famiglia, il genitore in pratica, causa l'incapacità di comunicare con il disturbato, sia la causa determinate della schizofrenia. Questa teoria, unitamente ad altre sconsiderate e non dimostrabili ipotesi, è stata nel tempo sconfessata e ripudiata dalla comunità mondiale.
Molti operatori e psichiatri impigati nei Centri di Salute Mentale hanno seguito questa teoria, spesso con risultati disastrosi per le famiglie, uniche a sopportare gli esperimenti psichiatrici post 180; tali operatori sono più note per le loro non-risposte e mancate cure delle pesone affette da malattia mentale.
Usiamo il termine nuovi operatori perchè la rivoluzione antipsichiatrica, come ogni rivoluzione vuole, ha creato nuovi posti e professionalità nell'ambito di un settore che è stato ceduto di fatto ai seguaci dell'antipsichiatria.
Le causa e soluzioni della malattia mentale sono state estremizzate; il problema non è più sanitario o con valenza scientifica: è stato socializzato, ridotto ad un disturbo di relazione tra i componenti della famiglia o a una sorte di repressione da parte del sistema capitalista; vergognosamente persino le diagnosi non sono state più fatte
chiunque nutra simpatia per la legge Basagliaa dovrebbe visitare il nostro sito e apprendere i drammi che hanno afflitto per anni le famiglie e i pazienti abbandonati nel territorio. Molti invece si limitano a subire il condizionamento dei mass media, quando, ad ogni anno nel periodo di maggio viene ricordato Basaglia, pochi sanno quale era il suo pensiero, le teorie che seguiva e che era un antipsichiatra.
La promulgazione della legge 180
Nel 1978, anno caldo della psichiatria, si è giunti alla estremizzazione delle posizioni e la febbre da cancello ha prodotto la frettolosa emanazione di una legge, ben conosciuta con il nome "legge 180" che in diversi principi tutti condividono, ma che molti rifiutano ancor oggi per le conseguenze che ha avuto sul piano pratico.
La legge allora fu approvata in un mare di polemiche, dubbi e incertezze. Chi allora aveva 18 anni ricorda chiaramente tutte le perplessità legate al vero e proprio abbattimento delle reti che circondavano i manicomi, ben poco simbolico perchè il paziente fu di fatto scaraventato nel territorio guardacaso in mano a quei familiari definiti "aguzzini" impreparati a comprenderlo.
Cosa è accaduto di fatto...
Il cambiamento di rotta indotto dalla legge 180, sebbene valido sul piano pratico e della dignità umana, non ha tenuto conto di alcune importanti questioni sul piano pratico:
- i pazienti venivano dimessi e in tempi successivi non più ricoverati in assenza pressochè totale di strutture terrotoriali
- le famiglie, inadeguate o meno, sono state costrette a sobbarcarsi l'intera assistenza sanitaria e ancor oggi lo fanno (sono trascorsi oltre 26 anni...)
- i pazienti più gravi a volte violenti o aggressivi sono stati equiparati a quelli più lievi più tranquilli e in assenza di cure, abbiamo assistito a una cronicizzazione della popolazione dei malati, in diversi casi a peggioramenti
- i familiari, costretti a convivere con una persona spesso in preda ad allucinazioni e delirante hanno subìto anche gravi ripercussioni, il non trovare risposte sul territorio di cure adeguate spesso sono collassate e la famiglia si è digregata,
- i familiari sono stati incolpati d'essere la causa e colpa della malattia mentale; disturbi importanti non sono stati diagnosticati nè curati per come dovevano esserlo
- non ascolto delle famiglie: i Centri non rispondevano (e ancor oggi lo fanno) alle istanze dei familiari - il familiare stesso è considerato alla stregua del paziente, non affidabile ed emotivo; il suo giudizio non conta, nonostante esso sia in prima linea.
Per molti anni abbiamo assistito impotenti alla negazione dei dirtti alle famiglie uniche a sopportare situazioni incredibili e indicibili, al loro sfascio e soprattutto alla negazione del diritto di cura ai pazienti. Esistono in questo senso alcuni libri-dossier, come quello pubblicato dall'associazione A.R.A.P. (Associazione per la riforma dell'assistenza psichiatrica).
Per informazioni vedi: http://www.francobasaglia.it