Diritti e doveri

Diritti per tutti. E i doveri?

 Si parla con facilità di diritti, da tutti reclamati in salute mentale, ma ben poco dei doveri; Sospsiche.it per primo vuole porre un particolare accento su questo argomento per  nulla affrontato. Affinchè tutto funzioni in salute mentale, oltre ai diritti da attribuire agli "attori" bisogna iniziare a parlare anche di doveri.

Per le persone affette da disturbo mentale ed operatori sono state emanate una serie di Carte dei diritti che sanciscono i diritti fondamentali; nel contempo non esiste una carta dei diritti dei familiari.

Siamo convinti che le Carte dei diritti siano molto importanti e che ci sarà molto da fare per far approvare anche una Carta dei diritti delle  famiglie, qui proposta (scegli la voce dal menu a sinistra). 

 

Cosa fare quando i diritti vengono violati

Qualora i familiari o pazienti si sentano lesi nei propri diritti essi possono:

Contattare verbalmente il dirigente dei servizi di salute mentale - è una procedura corretta che non porta ad alcuna soluzione; in luogo è preferibile scrivere una raccomandata A.R. con la quale porre il quesito con chiarezza.

Inoltrare un reclamo scritto - Ai familiari e pazienti consigliamo di rivolgersi anche presso la propria ASL o USL ed eventualmente verificare presso il sito della propria Regione quali siano i diritti degli utenti e dei familiari, ricordando che in diverse Regioni c'è la possibilità di proporre reclami persso l'Ufficio Relazioni con il Pubblico ed eventualmente ricorrere nel caso la risposta sia insufficiente, sebbene le procedure prevedano che al reclamo debba rispondere lo stesso Responsabile del Dipartimento e questa è una procedura del tutto autodifensiva e autoreferenziale ed infine piuttosto inutile.

Inoltrare un esposto alla autorità Giudiziaria - Nel caso di fondato motivo e qualora si ravvedano violazioni ai propri diritti, è sufficiente scrivere una lettera firmata descrivendo  dettagliatamente ò'evento accaduto, l'ora, i nomi delle persone coinvolte, ecc. inoltrandola al più vicino Comando dei Carabinieri o in alternativa alla Procura della Repubblica di competenza.

Nel caso di violenza o aggressione - contattare il Centro più vicino ed informare le forze di pubblica sicurezza; questa prassi è ingiustamente rifiutata dai familiari che pensano di far del male al loro congiunto senza pensare alla loro sicurezza; invece è molto utile per tracciare un limite e "bloccare" il malato che pensa sempre di "fare ciò che vuole al di fuori delle regole". Nel chiedere aiuto descrivere sempre cosa accade piuttosto in dettaglio (es. dire è aggressivo non serve a nulla, meglio dire ha una pistola in mano).

Rivolgersi alla associazione di familiari - semprechè questa non sia collusa con il responsabile di Dipartimenti e qualora sia veramente indipendente, saprà indirizzarvi ed intervenire nel modo migliore.

In assenza di risposta da parte dell'Ente pubblico - L'art. 326 del C.P. modificato con L 26 aprile 1990 n. 85 dispone; (Rifiuto di atti d'ufficio, omissione)... il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che entro 30 giorni dalla richiesta di chi vi abbia interesse non compie l'atto del suo ufficio e no risponde per esporre le ragioni del ritardo, e' punito con la reclusione fino ad un anno o con la multa fino a due milioni. Tale richiesta deve essere redatta in forma scritta ed il termine di 30 giorni decorre dalla ricezione della richiesta stessa.

Dobbiamo ricordare comunque che per quanto riguarda la responsabilità professionale dello psichiatra ed altri operatori è da considerarsi veramente esigua e di dubbia provabilità. Per approfondimenti consultare la sezione opuscoli.