Relazione per il Friuli Venezia-Giulia...
Audizione XII Comm.ne Parlamentare Igiene e Sanità
24 gennaio 2006
1. Alcuni Centri hanno dismesso addirittura il proprio Day-Hospital contravvenendo di fatto alle strutture previste dai precedenti p.o. ed abolendo le attività di socializzazione ed i posti letto necessari ad esempio per brevi periodi di tempo a seguito della somministrazione farmacologica.
2. Si nota un un trasferimento dei pazienti presso strutture non del Centro o nei casi peggiori alla immediata dimissione di persone che, sotto cura farmacologica pesante (puntura depot mensile) si spostano nel territorio in gravi difficoltà causa gli effetti collaterali.
3. Lavoro: è noto che il reinserimento lavorativo degli ammalati psichici, pur in presenza delle recenti disposizioni di legge, è molto raro e in numero molto limitato (dati certi pur ufficiosi) a malati psichici lievi assorbiti perlopiù in piccole aziende.
4. I Centri non seguono i pazienti che dimettono come "compensati" o che ritengono "guariti" nell'ambito della riabilitazione lavorativa se non per il reinserimento nelle proprie cooperative, spesso creando un circuito tale dal quale il paziente in realta' non "esce" e resta in ambiente "virtuale".
5. Non esistono progetti seri tipo l'americano TEP (programmi di impiego temporaneo) tali da attribuire responsabilita' crescenti ai pazienti fino al vero reinserimento lavorativo.
6. Alcuni medici dei Centri pensano esclusivamente all'aspetto sanitario non occupandosi piu' di altri aspetti -- come ad esempio nel caso di pazienti dimessi che potrebbero (a loro avviso) svolgere un normale lavoro -- dove il personale (assistente sociale) dovrebbe adoperarsi per mantenere i contatti con la società e "presentare" il paziente al datore di lavoro e spiegare le difficolta'. Di conseguenza molti progetti sono destinati a fallire. Altri invece hanno sostituito completamente qualsiasi aspetto sanitario di cura (es. psicoterapia) unicamente con interventi sociali, riferiti solo ai pazienti consenzienti.
7. Lo svolgimento di visite domiciliari e' a completa discrezione dei medici, così è previsto dalla legge 180, pertanto essi possono e declinano spesso interventi sul territori.
8. Molti dei pazienti i piu' gravi paradossalmente non sono assistiti con gli stessi diritti dei pazienti riabilitabili. Questi ultimi infatti sono socialmente piu' inseriti, di norma piu' giovani ed alcuni alloggiano presso strutture riabilitative con vari percorsi e risultati. I pazienti piu' gravi, spesso vittime della mancata applicazione e lacune della legge 180, delle
inadempienze e malattia, non posseggono le abilita' per vivere correttamente ed in piena autonomia ne' viene insegnato loro come fare. I costi ricadono su famiglie, comuni e collettivita'.
9. Per la commissione di controllo qualità delle strutture: è doveroso integrare la commissione con rappresentanti dei familiari e far si' che la Commissione prenda in esame anche singoli casi e segnalazioni di disservizi da parte degli stessi.
Inoltre, sull'esempio dell'estero, la Commissione dovrebbe recarsi a SORPRESA presso le strutture e dove trova tutto in ordine rilasciare una specie di certificazione.
Per informazioni: Arap