La salute mentale in Lazio
Relazione del Lazio
Audizione XII Comm.ne Parlamentare
SALUTE MENTALE : ALCUNE CONSIDERAZIONI PER IL LAZIO
Non si ha qui la pretesa, con le poche note che seguono, di focalizzare a pieno le disfunzioni del sistema salute mentale nel Lazio, tanto meno nella nazione.
Si vogliono invece evidenziare alcuni aspetti che le esperienze degli associati, parenti o volontari che siano, hanno vissuto o vivono in prima persona e le cui aspettative si fondano piuttosto su una diversa e più responsabile presa di coscienza dell’Amministrazione Pubblica e del Legislatore.
Quello che si constata è l’assoluta disparità di trattamento nell’ambito della sanità pubblica, dove il cittadino qualunque è al centro del sistema dei servizi e fa sue scelte di circostanza, sia di qualità o di preferenza, sia di luogo di cura.
Tutto ciò perché il rapporto curante-paziente si sviluppa e si rafforza sulla fiducia e sulla conoscenza consolidata e non può, né deve, essere imposta per decreto.
Aberrante è dunque la constatazione, ecco appunto la insana diversità, che il disagiato mentale, anch’esso cittadino-malato, viene lui scelto dal curante. E capita di frequente che l’istituzione, con i suoi servizi carenti, inesistenti, inefficienti, o sgraditi a paziente e/o a familiare, rifiuti l’adozione della norma della presa in carico (salvo eccezioni) e costringa di fatto l’utente all’abbandono.
L’alternativa è la non cura, la non assistenza, la negazione del diritto o, per chi è dotato di qualche risorsa, la via diretta al privato, sia esso medico o struttura, rappresenta l’unica soluzione percorribile.
Per la stragrande maggioranza dei circa 600.000 malati gravi, la strada intrapresa, spesso di non ritorno, da angosciosa si fa disperata.
Disperata per i diretti interessati, non rimarcata nella giusta misura nei luoghi deputati e dai media. E’ dunque questo un aspetto della stessa legge 180, recepita poi dalla 833/78, che viene tuttora cocciutamente disatteso, nella parte che dichiara il paziente psichiatrico essere cittadino libero e utente del SSN come gli altri.
Ma l’Odissea maledetta del malato psichico non finisce neppure con la presa in carico, privilegio di un misero 2% di quei malati definiti irrecuperabili, avvenuta in genere per effetto della legge n. 724/1994 art.3 comma 5 o per altro titolo.
Si verifica così, sempre più spesso, che associati e non segnalino, angustiati, che i loro congiunti o assistiti vengono invitati a trasferirsi in altri posti, lontano dalla persona di riferimento, con assistenza di tipo sociale, a bassa protezione e a pagamento, tra 800 e 1.300 € /mese, con la prospettiva della privazione di ogni loro avere, senza le garanzie di qualità e controllo.
Di.A.Psi. Roma
Augusto Pilato
segretario nazionale Fisam