Intervento della Fisam al convegno Legge 180: luci e ombre"

La Fisam ribadisce con forza i principi della Legge 180,  recepiti nella 833/78,  legge di Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, ritiene assolutamente irrinunciabile che  la psichiatria sia all'interno della sanità e denuncia come rivalutazioni indebite portino ad inserimenti di malati in strutture assistenziali  e non sanitarie. Riteniamo oltremodo importante integrare la cornice che  ha delineato la Legge 180 con contenuti che siano normativi per  migliorare la sanità psichiatrica.

I punti essenziali che vi illustrerò, che non sono però esaustivi,  indicano alcuni contenuti mancanti nella normativa attuale... le attuali ombre:

1) la presa in carico sanitaria e  i relativi finanziamenti
2) il reinserimento sociale (casa., lavoro ecc);
3) la famiglia
4) lo stigma
5) il dopo di noi
6) le responsabilità e  le sanzioni.

Presa in carico sanitaria

Diritto del malato ad avere  cure personalizzate, differenziate per patologie,  perché i bisogni di un malato colpito da depressione sono diversi da quelli di un malato colpito da disturbo di personalità, diversi da quelli di un malato colpito da schizofrenia,  o di un malato colpito da una pluripatologia (ad esempi disturbi psichici associati ad abuso di sostanze). Non vogliamo per i malati solo cure farmacologiche.
Comprendere che una restitutio del malato alla quotidianità è possibile attraverso un percorso riabilitativo che non sempre può compiersi all’interno della quotidianità familiare, perché,  per i malati gravi e inconsapevoli della loro malattia,  richiede una presa in carico reale e intensiva da parte di più persone e di più competenze.
Occorre valutare i bisogni e i servizi occorrenti, definire le priorità, gli obiettivi da raggiungere, dotare la normativa di un adeguato finanziamento, determinare il tempo occorrente per l'attuazione, operare un monitoraggio non autoreferente degli interventi.  Creare un Authority all'interno della quale siano presenti anche rappresentanti delle associazioni, per dirimere controversie tra le parti.
L'OMS (Organizzazione  Mondiale della Sanità) ha esplicitato che un 1/3 dei malati conosce la malattia solo un  volta nella vita, 1/3 ha ricadute, ma riesce a condurre una vita socialmente attiva, ma esiste anche 1/3 che cronicizza e questi ultimi sono circa  il 3% della popolazione, solo facendo riferimento alle diagnosi di depressione maggiore e di schizofrenia. All'interno di questo 3% ci sono ca. il 10% di malati inconsapevoli della loro malattia. Io li equiparo alla persona che perde conoscenza e che per questo deve essere aiutata a curarsi anche obbligatoriamente. Se per strada vedo una persona svenuta, chiamo il 113 o il 118. Alla stesso modo devo  operare per aiutare chi è svenuto dalla coscienza della realtà.  E' falsa verità quella di affermare che lasciamo “libero” il malato di curarsi o di non curarsi. La  libertà è dettata dalla capacità di essere cosciente della realtà e della malattia. Chi non è cosciente è libero di diventare un vagabondo, di morire per strada, di suicidarsi, se non peggio... di diventare un inconsapevole assassino, ma soprattutto è libero di morire come cittadino....e di cronicizzare,  la qual cosa comporta perdite significative ed oneri per il sistema economico, sociale, educativo nonché giudiziario e penale.  
Dal “Libro verde” della Commissione delle Comunità Europee del 2005  viene detto che “ Si stima che più del 27% degli europei adulti una volta nella vita sia afflitto da almeno un tipo di patologia mentale”,e che  “nei paesi industrializzati solo un depresso su quattro riceve un trattamento adeguato”.(OMS Rapporto della salute mondiale 2001).  Ma in Italia il budget  messo a disposizione è meno del 5% del budget sanitario nazionale. Chiedo che la normativa legislativa nazionale obblighi le  Regioni a destinare almeno il 10%  dell’intera  spesa sanitaria alla psichiatria,  in linea con le  nazioni europee più evolute.

Reinserimento sociale del malato

 Il reinserimento sociale deve essere effettivo e non solo sulla carta.  

Il diritto ad una pensione di invalidità autosufficiente (i circa 200 euro mensili attuali non sono sufficienti a sopravvivere).
Il  diritto alla "casa famiglia", o alla casa singola, per chi è in grado di vivere da solo, garantito da una legge nazionale e da leggi regionali, il diritto al lavoro mirato secondo quanto prescritto dagli articoli 2 e 11, comma 4, della legge 68/99; il riconoscimento dei contributi pensionistici alle persone utilizzate nei programmi di "borsa lavoro"; un tutoraggio mirato  che possa essere di supporto nel rapporto di lavoro, sia per il malato che per il datore di lavoro.


F. Storace, relatore
al Convegno

Famiglia

La famiglia è spesso incapace di chiedere aiuto, perché la malattia mentale è ancora stigmatizzante. La famiglia resta ancora oggi, nella maggioranza dei casi, il perno portante dell'assistenza globale (obbligata a diventare infermiere, assistente sociale, educatore, assistente domiciliare, accompagnatore,  medico e psicologo). E' portatrice di una sofferenza infinita e soffre in silenzio. Ma spesso è inascoltata, talvolta colpevolizzata e derisa dagli stessi enti preposti alla cura.
Deve invece essere riconosciuto alla famiglia  il diritto alla  partecipazione del progetto di cura del malato e anche ad un congruo supporto economico, psicologico, infermieristico e sociale per chi cura il malato in casa.

Stigma

La famiglia spesso si vergogna di avere un familiare malato di mente e non esite una  campagna antistigma finanziata a livello nazionale costante ed efficace. 50 anni fa anche il malato di cancro  veniva trattato così: si nascondeva la malattia, si nascondevano i malati. Ma ancora più negativa è la campagna dei media quando presentano il malato mentale solo e soltanto quando commette un reato,  e più il reato è odioso,  più la notizia viene  gridata.   Ecco perchè faccio appello ai media affinché cambi il modo di parlare di malattia mentale e di malato mentale. E' ora di incentivare una campagna mediatica sulla malattia mentale che aiuti a reperire i fondi occorrenti per la ricerca.

Dopo di noi

Il diritto del malato alla reversibilità della pensione dei genitori, per chi non ha potuto,  maturare il diritto ad una pensione adeguata., affinché il  malato, non abbia ad unirsi  ai tanti homeless che popolano le città o le case circondariali.
Le  responsabilità e sanzioni
Gli interventi devono essere chiari e certi e i responsabili  identificati nella normativa nazionale, così come gli inadempienti devono essere sanzionati sia  sotto l’aspetto amministrativo che penale.

Che cosa si può già fare subito

Deve essere resa operativa una norma già vigente: il cittadino-malato mentale deve poter scegliere da chi essere curato e dove essere curato; non è il curante che deve scegliere il proprio paziente!
 Il malato mentale invece  rimane recluso nel suo territorio, obbligato a cure che non sceglie,  ed in pratica abbandonato senza libertà. Solo chi ha un nucleo familiare facoltoso può scegliere a pagamento il curante e le strutture in cui farsi curare.

 

                                                                       il presidente pro-tempore
 
                                                                           Cosimo Lo Presti

Zardini M.L., Arap
M. Lo Presti, FISAM con Zardini
Dott. Piccione
Prof. Bruno R., Psichiatra