La Sede della Di.A.Psi. Roma

La Di.A.Psi Roma è presente nella Regione Lazio al seguente indirizzo: 

via Michele di Lando, 31  
00162 Roma 

tel. 3334633695 
contatto email:  augusto.pilato@alice.it

Direttivo

Opera con un direttivo autonomo in quanto è sede regionale.

Aderente FI.SA.M.

L'Associazione aderisce alla organizzazione nazionale FISAM; collabora strettamente con l'Associazione Regionale Di.A.Psi. Piemonte e le altre associazioni del settore.

Le attività della associazione Di.A.Psi. Roma

L’Associazione DI.A.PSI di Roma (difesa ammalati psichici), è una organizzazione non lucrativa, di utilità sociale, apartitica, composta da famigliari di malati psichici e da volontari che ne condividono lo spirito associativo.

Gli scopi che persegue sono quelli che caratterizzano la stessa DI.A.PSI Piemonte, capofila, ma soprattutto l’Unione Nazionale di Associazioni FISAM, di cui si ritiene parte attiva, con il proponimento di meritarsi il ruolo di importante riferimento, per gli aderenti, nella città di Roma.
Non vanta mezzi finanziari di supporto, ma gli associati sono ugualmente animati e sospinti dalla sola forza della ragione.

Ragione per la consapevolezza dei fallimenti di certe politiche attuative, nel campo della salute mentale, che vede da un lato una pletora di affaristi lucrare senza ritegno sulla parte debole e disgregata e dall’altro una massa enorme di malati cronici volutamente ignorata, che, da sola, invece potrebbe, se più coesa, spostare l’asse degli equilibri politici. 

Tutto ciò perché la “verità ideologica” deve prevalere sulla realtà dei fatti.

A livello nazionale la DI.A.PSI.  di Roma si adopera a rendere rappresentativa, al massimo livello, la FISAM, affinché la stessa possa interloquire con gli ambienti politici, per proporre correttivi più adeguati ai bisogni dei malati gravi.

Mentre in ambito locale si prefigge, al fianco dei parenti, quindi degli stessi disagiati, o anche esponendosi di persona, di alzare la voce per protestare la rivendicazione di quei pochi diritti che i vari direttori di DSM e non solo, cercano orgogliosamente, con accentuata frequenza, di sottrarre loro, col dichiararne, ad esempio, l’avvenuta “quasi guarigione” o amenità del genere.

Mario Tobino, psichiatra, scrittore, progressista in politica, agli inizi degli anni ottanta, del secolo scorso, in una intervista affermava:” Il risultato (del cambiamento): abbandono dei deboli, degli indifesi, fallimento generale. E’ un esempio di disumanità, di profondo cinismo; prima di tutto obbedire alla politica e poi ai deboli succeda quel che succeda. Esempio di chi non conosce la pietà”.