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Scrivo a nome di un gruppo di persone che hanno condiviso l’esperienza del prendersi cura di quella particolare forma del male di vivere che è la sofferenza mentale, gruppo che si è raccolto nell’associazione CURA E CULTURA, nata a Ivrea il primo gennaio scorso.

Da questa esperienza abbiamo imparato quanto il male di vivere possa essere alleviato dal contatto con la bellezza, sia essa quella emanata dalle grandi opere d’arte, sia essa quella che ognuno di noi cerca in ogni suo piccolo fare per illuminare le giornate. Abbiamo fatta nostra la riflessione di Roberta De Monticelli: da qualche parte sappiamo che il Bello salva. Salva o rinnova una parte di noi e della nostra vita […] solo che per accorgersi di questo potere di salvezza, bisogna aver sofferto.

A partire da ciò che abbiamo imparato prendendoci cura, con la bellezza, di chi ha paura di vivere, noi proponiamo a Ivrea una riflessione psicologica sulla normalità della nostra vita, su quanto la può arricchire la vicinanza con la sofferenza mentale e su come la grande arte può essere farmaco per il male di vivere.

Ci rivolgiamo alla gente comune, perché quello che abbiamo imparato ce l’ha insegnato la gente comune. Era gente comune quella arenata nella sofferenza mentale e così incapace di vivere, di cui a lungo ci siamo presi cura, ed era gente comune quella che ci ha aiutato tante volte a restituire senso a quelle vite. Dagli uni come dagli altri abbiamo imparato di quali nascoste meraviglie e di quali silenziosi eroismi sia capace la gente comune, ognuno di noi.

Vogliamo aprire uno spazio di riflessione perché queste meraviglie nascoste e questi eroismi silenziosi non meritano il silenzio, devono essere detti e cantati perché possano illuminare le nostre vite e aiutarci a renderle più piene e degne di essere vissute.    

E vogliamo aprire la riflessione su questo giornale, che ci è stato così vicino nei tempi recenti e che ora rischia di chiudere, come altre realtà di grande valore spentesi ultimamente a Ivrea. Vogliamo aprire su questo giornale, a partire dal numero di settembre, la rubrica PRENDIAMOCI CURA DELL’UMANO, nella quale condividere le nostre esperienze e sviluppare insieme al pubblico il pensiero che da queste è scaturito, alimentando un dibattito con quel pubblico di Ivrea che ci ha dimostrato tante volte negli anni passati la sua sensibilità su questi temi. Abbiamo tante speranze, ma ne citiamo solo due: che da tale sinergia questo giornale possa trarre nuova vitalità e rilanciarsi nella sua funzione di integrazione sociale e di attenzione ai deboli; che con la partecipazione e la sensibilità del pubblico la nostra rubrica possa farsi promotrice di iniziative che, addolcendo il male di vivere con l’aiuto della bellezza, ci aiuti a godere la bellezza del vivere. 

 

Giorgio Moschetti
presidente di
CURA E CULTURA