L'Arap di Trieste

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L'Associazione ARAP di Trieste

L'ARAP di Trieste, che si è costituita nel 1982 a fianco di quella nazionale, già esistente, ha lo scopo primario di modificare la Legge180/833, perché detta legge, nata nel 1978 da esponenti dei cosiddetti movimenti giovanili "sessantottini", ora sistemati nei punti chiave della Psichiatria e della Sanità, non è stata mai verificata nella sua efficienza. Le molteplici proteste da parte dei familiari non hanno trovato che "muri di gomma" e mai un vero dibattito democratico, con lo scopo concreto e non "ideologico" di migliorare le condizioni di vita dei malati.

I familiari triestini, al pari di altri connazionali, essendo avanti con l'età, si chiedono, con angoscia, quale destino sarà riservato ai loro cari, quando essi non ci saranno più. Purtroppo, la propaganda, con la connivenza di quasi tutti i mezzi d'informazione, dà una panoramica deformata ed idilliaca della psichiatria italiana, nel tentativo di convincere l'opinione pubblica, nazionale ed internazionale, della bontà della legge. L'A.R.A.P. di Trieste si batte perché la "180" sia rivista e aggiornata. Una psichiatria seria dovrà trovare la sua collocazione a fianco delle altre scienze mediche, capovolgendo il vizio, attualmente in vigore, di scaricare tutto il peso della malattia sulle famiglie, costrette a svolgere un'assistenza gravosa e gratuita, senza appoggi e senza esperienze psico-sanitarie, con il risultato che i malati conducono una vita grama, in solitudine, con l'unico sostegno di dosi abbondanti di psico-farmaci e solo dei familiari. Tutto ciò i mezzi d'informazione non lo dicono, e tutto passa sotto silenzio.

Bruna Cerni, presidente dell'ARAP di Trieste.

L'ARAP di Trieste lavora in collaborazione e come sede locale dell'Arap di Roma

Finalità

L'ARAP di Trieste, assieme alla consorella ADDP di Trieste e ad altre 33 associazioni di familiari di altre province del nostro Paese, ha chiesto da tempo che la legge sia rivisitata ed integrata con i seguenti punti:

  • strutture diversificate a seconda della gravità del disturbo, sistemate in luoghi decenti, ben arredate, umanamente accoglienti, e pulite;

  • leggi nazionali e regionali sulla psichiatria, che prevedano tempi certi di intervento, responsabilità precise e ben definite, nonché sanzioni amministrative e penali per gli inadempienti;

  • forme di finanziamento allineate ai Paesi più evoluti dell'Unione Europea;

  • il miglioramento dell'organizzazione dei servizi integrati di salute mentale;

  • l'attivazione di servizi domiciliari, con programmi personalizzati di cura, d'assistenza, di riabilitazione e di sostegno;

  • corsi di preparazione professionale specifica e responsabilità precise per gli addetti ai lavori;

  • alloggi in comunità e, per coloro che sono in grado di vivere da soli, anche singoli, forniti dalle Aziende Territoriali per l'Edilizia Residenziale;

  • servizi di pronto intervento psichiatrico, in grado di dare risposte efficaci e tempestive nei momenti di crisi e di emergenza;

  • la revisione dei concetti medico-legali, relativi al Trattamento Sanitario Obbligatorio, in maniera che corrispondano maggiormente alla dignità ed alle reali problematiche del paziente; tali trattamenti nei casi in cui è necessario, devono avere una durata che consenta una diagnosi ed una cura adeguate alla gravità della malattia;

  • un rapporto continuo e responsabile tra operatori, pazienti e familiari, in modo da assicurare le necessarie cure anche a quei malati, spesso i più gravi, che le rifiutano;

  • l'accesso, per tutti, ai farmaci più efficaci;

  • l'avviamento al lavoro, attraverso il Collocamento obbligatorio mirato, come previsto dalla legge 68/99;

  • la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, previsto dalla legge 328/2000;

  • una pensione di invalidità adeguata per gli inabili al lavoro e la reversibilità della pensione alla morte dei genitori per coloro che a causa della malattia non siano riusciti ad acquisire il diritto ad una pensione autosufficiente;

  • un sostegno concreto, anche economico, ai nuclei familiari rispetto al carico gestionale e psicologico del disabile psichico che vive in famiglia;

  • la costituzione dell'Osservatorio regionale sulla psichiatria;

  •  una corretta informazione sulla disabilità psichica, con l'obiettivo di superare il pregiudizio e lo stigma sulla malattia mentale;

  • il potenziamento della ricerca scientifica sulla psichiatria.